Riportiamo la notizia apparsa giovedi 14 maggio nell'edizione di Trapani de "La Sicilia" secondo cui l'Ammiraglio Federico Biroli è stato incaricato dal Ministro Matteoli per verificare se esistono le condizioni per il ripristino dell'Autorità Portuale o istituire una Autorità Portuale di sistema che coinvolga altri porti oltre quello di Trapani. Ragion per cui è stato definito
"esploratore".L'articolo lascia, inoltre, trapelare il fatto che l'incarico vero sia più quello di consulente del ministro per risolvere una faccenda delicata che si è complicata strada facendo.
Il 31 marzo scorso, infatti, l'Autorità Portuale è stata sciolta per ordine ministeriale con un decreto che avrebbe dovuto accompagnare la sua liquidazione. Ma come dice un noto adagio "un mese è una strana cosa"e in un mese molto può succedere, per cui all'automatismo del decreto sono scattate, sempre secondo l'articolo, le pressioni politiche sul ministro Matteoli che ha dovuto effettuare un
"confronto" con la burocrazia per seguire un percorso che non ha precedenti. Da qui l'incarico esplorativo all'ex comandante della Capitaneria di Porto. Sembra anche che Biroli lavorerà sul solco lasciato dal commissario liquidatore ammiraglio Lavaggi, occorrerà, quindi, verificare su quali risorse economiche l'Autorità Portuale attraverso diritti e concessioni potrà contare.
La linea del governo è che l'ente deve avere la forza di reggersi sulle proprie gambe. Il decreto - secondo il sen D'Alì che ha caldeggiato questa nomina - cita infatti di
"verificare la sussistenza delle condizioni di ordine economico, sociale e politico per l'eventuale ricostruzione della Autorità portuale di Trapani, anche sotto forma di Autorità portuale di sistema".Se Biroli riscontrerà queste condizioni,
"il Governo - spiega il sen.D'Alì -
procederà alla revisione del decreto di scioglimento del 5 ottobre 2007. Speriamo che la nomina rappresenti il primo passo per recuperare il guasto portato dal precedente governo. Il mandato "esplorativo" - prosegue D'Alì -
non è limitato ad una verifica poichè il decreto specifica che nell'espletamento dell'incarico, l'ammiraglio Federico Biroli, riferirà al ministro e formulerà ipotesi propositive sui vari aspetti oggetto dell'incarico".Al piede dell'articolo la consueta soddisfazione dei politici di turno, per l'occasione Marrocco, Poma e Maurici, che felici e contenti decantano chi le lodi per la trovata sull'Autorità Portuale di Sistema, chi le lodi del senatore per l'insperata riapertura del caso e per lo sviluppo sociale ed economico del territorio e chi le lodi dell'ammiraglio per la competenza e la determinazione mostrata dal 26 maggio del 1996 all'11 settembre del 1997 quando fu comandante della Capitaneria di porto.
Detta così, sembrerebbe una di quelle buone notizie finalmente liberatorie che rassicurano su un ipotetico scenario di un futuro sviluppo economico che può avere risvolti positivi anche sul piano sociale e politico in tutto il territorio interessato.
Per noi Indipendentisti Trapanesi du
Frunti Naziunali Sicilianu - Sicilia Indipinnenti (Fronte Nazionale Siciliano - Sicilia Indipendente) questa è una di quelle storie che evocano il più sottile surrealismo di Samuel Beckett (Premio Nobel 1969) noto narratore, saggista ma soprattutto commediografo irlandese in lingua francese, uno degli autori più noti e discussi del teatro d'avanguardia con Jonesco e Adamov; i suoi drammi - quasi tutti atti unici - sono improntati ad un totale amarissimo pessimismo. Una delle sue opere più conosciute "Aspettando Godot" venne scritta negli anni Quaranta e pubblicata nell'epoca post-bellica. Il teatro dell'assurdo è conosciuto per i dialoghi privi di significato, ripetitivi e capaci di suscitare ilarità nel pubblico a dispetto del dramma vissuto sulla scena dagli interpreti. Aspettando Godot è una tragi-commedia dominata dall'incomunicabilità e dalla crisi di identità degli uomini che vivono una vita nella totale assenza di scopo e di significato. La genialità dell'autore dipende dalla trovata dell'assenza del protagonista intorno a cui tutto ruota in funzione dell'attesa.
Due vagabondi Estragone e Vladimiro, sotto un albero, lungo una via di campagna, attendono un tale Godot di cui non è chiara l'identità e sono vaghi anche l'ora e il luogo dell'appuntamento. Nonostante tutto i due confidano sulla speranza che una volta arrivato Godot, li ospiterà nella sua casa, darà loro da mangiare e li farà riposare in un comodo giaciglio. Nel frattempo passa il proprietario terriero Pozzo con il suo servitore Lucky al guinzaglio e qui si sofferma a scambiare due chiacchiere con loro. Estragone e Vladimiro sono combattuti tra la curiosità per l'atteggiamento del padrone Pozzo e la perplessità per la condizione miserevole del servo Lucky. Dopo un litigio provocato dal monologo del servo, Pozzo e Lucky riprendono il cammino. Al calar della sera Godot non è ancora arrivato. E' però giunto il suo messaggero, con le scuse, dicendo che in serata godot non potrà arrivare, ma lo farà sicuramente il giorno successivo. I due piombano nello sconforto meditando persino il suicidio, pensano poi di andar via, ma decidono di restare.
Fine del primo atto.
Il secondo si svolge nello steso identico modo. Due tizi aspettano un tale che non arriva.
Sull'identità di Godot e sulle sue numerose interpretazioni non intendiamo soffermarci anzi preferiamo, almeno su questo, lasciare lavorare la vostra immaginazione. Del resto, anche Beckett non ha mai fornito sufficienti delucidazioni su questo dilemma, piuttosto diceva sempre:
"se avessi saputo chi è Godot lo avrei scritto nel copione". Certo è che l'attesa di Estragone e Vladimiro è l'attesa per antonomasia, l'attesa inappagata e inappagabile, qualcosa che viene alimentato da ciò che non succederà.
La genialità di quest'opera, pur nella sua rarefazione intellettuale, prende forza da quegli elementi che potrebbero sembrare i punti di debolezza: dall'inconcludenza dei suoi dialoghi, dai suoi silenzi, dai suoi momenti di pausa, dalla prevedibilità dell'azione teatrale, dalla sobrietà del linguaggio che de-costruisce e costruisce per sottrazione senza mai banalizzarlo. Anzi si può affidare a questa sublimazione linguistica l'annichilimento della comunicazione di pensiero, la difficoltà di abbattere le barriere costruite da una comunicazione sempre più complessa, l'assurdo paradigma del non senso.
Ora, quando cose di questo genere succedono in una tragi-commedia di Samuel Beckett diventano opera d'arte, elaborazione culturale, occasione di studio per speculazioni filosofiche o intellettuali.
Quando succedono nella realtà assumono la connotazione del ridicolo teatrino settecentesco i cui patetici interpreti sono gli eunuchi giulivi della politica, dell'impotenza intellettuale, dell'ignoranza incrementale elevata all'incapacità di una visione complessiva delle problematiche generali per la totale assenza di un idea precisa dei contesti territoriali siciliani, su cui si continua a vagheggiare secondo logiche disarticolate, nella migliore delle ipotesi, quando non sussistono veri e propri interessi personali.
Ecco questi sono quei casi in cui ci tocca subire il deprimente spettacolo delle auspicate cariche ispettive, camuffate da visite esplorative pseudo imposte per studiare problemi, valutare condizioni, formulare ipotesi... e così via.
Dopo tutto attori e spettatori possono pur sempre applaudire e battere le mani..., applaudire e battere le mani..., applaudire e battere le mani..., semplicemente "aspettando Godot!"