domenica 26 luglio 2009

Rita ATRIA "Antigone" di Partanna

A diciassette anni dalla sua scomparsa 26 luglio 1992 vogliamo ricordare una siciliana di carattere, una siciliana anti sistema, una siciliana contro corrente in anni in cui sfondare il muro della bieca omertà significava guadagnarsi quanto meno il biasimo della propria famiglia; perdere la stima dei propri amici e sovraesporsi al pericolo di morte quasi certa.
Una siciliana Rita ATRIA che ha pagato con la vita una scelta di emancipazione culturale femminile. Ci sia consentito dire "non frivola", ma di altissimo contenuto morale. Una scelta, quella di collaborare con il dott. Paolo BORSELLINO, coraggiosa e incomprensibile.
Respinta dal suo fidanzato fu allontanata da tutti perfino dalla stessa madre che, dopo averla rinnegata, infierì con un martello sulla foto della sua lapide. Non furono concesse esequie religiose e pochissimi presero parte al suo funerale.
Intendiamo ricordare Rita con il giusto rispetto, doveroso, per una siciliana che nonostante tutto, sfugge alle liturgie celebrative dei media come se fosse un personaggio di secondo piano nella "guerra alla mafia", eroi che non fanno cassa, "vuoti a perdere" della notizia in un mondo ormai avvezzo al giornalismo spettacolo e bramoso di sapere cosa propina l'eruzione orgasmica dell'ultim'ora.

Noi Indipendentisti Trapanesi du Frunti Naziunali Sicilianu - Sicilia Indipinnenti (Fronte Nazionale Siciliano - Sicilia Indipendente) ci togliamo il cappello di fronte al sacrificio della giovane Antigone di Partanna che ha saputo volare alto su una omertà imposta e sulla morale precostituita del suo tempo, dando una lezione di dignità e di etica non solo a uomini e donne di Sicilia, a cui suggeriamo di guardare come chiaro esempio di intimo risveglio della propria consapevolezza; ma anche allo Stato Italiano che le fù ingrato e non le fu così amico e così vicino come avrebbe dovuto o come si vorrebbe far credere, tanto è vero che, una volta scomparso il dott. Borsellino (denunciato dalla madre per sottrazione di minore), fu abbandonata a se stessa in una "solitudine mortale".
Rita che non si è mai pentita per ragioni di opportunità anche perchè non aveva nulla di cui pentirsi, non avendo commesso alcun reato, veniva guardata dallo stato con la diffidenza di chi provene da una famiglia di delinquenti e dai suoi conoscenti una "infame traditrice", al processo disegnata come una giovane immatura, inattendibile e visionaria.
Rita ha scelto con la forza della sua innocenza di creare una breccia nel muro della cieca omertà rompendo le regole di un'assurda morale finta e miserabile a cui non ha voluto piegarsi, aprendo la strada per un nuovo corso, per un nuovo modo di interpretare la sicilianità dove ciascuno di noi può decidere, se lo vuole, di sottrarsi in qualunque momento allo status di rassegnazione e sottomissione sociale. Questo è forse uno dei messaggi più profondi su cui riflettere affinchè non rimanga inutile persino il suo sacrificio.

sabato 4 luglio 2009

"Dimenticare Randazzo"

Ci sia consentito rivolgere un sincero grazie all'FNS - Sicilia Indipendente per avere organizzato l'ormai consueta manifestazione in onore dei caduti dell'EVIS, dandoci l'occasione di essere presenti domenica 28 giugno 2009 nei luoghi in cui furono trucidati Antonio CANEPA, Carmelo ROSANO e Giuseppe LO GIUDICE il 17 giugno del 1945.
Autentici protagonisti di un progetto ad alto rischio ma consapevoli di spendere la loro vita per la Causa di Libertà e Indipendenza Siciliana, hanno saputo credere più di tanti altri, nel sogno di una Sicilia Libera e Indipendente.
Al di là delle responsabilità, oggi abbiamo il dovere di guardare con rispetto al sacrificio di questi martiri che ci lasciano una lezione di altissimo livello sul piano umano, sul piano politico e sul piano etico.
Con questo non intendiamo cimentarci in celebrazioni retoriche che, pure spetterebbero all'onore e alla gloria di chi ha creduto - fino a pagare con la vita - nell'ideale superiore di libertà, ma riteniamo opportuno, se non altro, soffermarci sui fatti di Randazzo per il forte valore simbolico cui i Siciliani di oggi e di domani possono e potranno attingere nuova linfa nell'ottica di un percorso di emancipazione consapevole, nella prospettiva di un'elaborazione politica che guarda al futuro, nell''ambito di un risveglio collettivo che li deve vedere protagonisti intelligenti e vigili interpreti del proprio tempo.
Oggi, nessuno che abbia un minimo senso della realtà, può sperare nell'idea che un "Deus ex machina" persegua gli obiettivi cui ambiamo da sempre, per regalarceli.
Così come sarebbe anacronistico anche solo immaginare di dovere immolare altri eroi sull'altare della Nostra Causa.
Altresì, ciascuno di noi ha il dovere morale di farsi mattone e rendersi utile, anche ai limiti delle proprie possibilità, nella costruzione dell'edificio democratico della Sicilia Libera e Indipendente, affrancata dal colonialismo dello stesso Stato Italia che ha calato, sull'eccidio di Randazzo, il miserabile sipario dell'oblìo.

Oggi, il Popolo Siciliano deve sapere che partecipare a questa "congiura del silenzio" significa, segnatamente per noi indipendentisti Trapanesi du Frunti Naziunali Sicilianu - Sicilia Indipinnenti (Fronte Nazionale Siciliano - Sicilia indipendente), accettare una logica di complicità che ci vedrebbe, anche se indirettamente, colpevoli e macchiati degli stessi delitti.
Come diceva S. Agostino "il peccato deriva dalla conoscenza", dal momento in cui si sà non si può più far finta di niente. Questo meccanismo, una volta innescato, diventerà un ordigno dagli effetti imprevedibili che esploderà fra le mani di chi ha tentato con viltà di cancellare una pagina di storia decisiva per la Sicilia e il suo Popolo.
Certamente, avvertiamo in questa vicenda il valore di una battaglia di principio che i nostri eroi seppero far valere sul piano della non violenza; riconosciamo in questi fatti il seme di una conquista democratica che non tarderà ad arrivare; comprendiamo in questo crimine il leggittimo pensiero che rivendica il riscatto del popolo siciliano da tutte le forme di schiavitù, anche le più "dolci", in una Sicilia Libera Indipendente e Pacifica così come è potuta affiorare nelle loro menti, nei loro sogni, nei loro cuori, nella loro anima.